Editor Francesco Angioni
Editor Francesco Angioni

Critica Massonica n. 1-2018


EDITORIALE

(English version here)

Critica Massonica si inserisce nella moderna rete del cosmopolitismo massonico, così come nel XVIII secolo uno stesso reticolo comunicazionale intercontinentale collegava i Massoni di tanti paesi e di tante esperienze diverse. Questa rete era un inconsapevole progetto d'incontestabile universalismo che non era nelle menti dei fondatori. I fondatori della Massoneria speculativa non immaginavano di costituire un intreccio relazionale e comunicativo di tale portata. Il pensiero collettivo massonico, senza necessariamente voler trovare una sintesi accomunante, è un presupposto possibilista. Dai primi decenni del XVIII secolo questo pensiero si costituì come ricerca del riconoscimento collettivo di ideali e speranze in un utopico immaginabile di un futuro di felicità per l'umanità, però sempre intriso di possibilità. Questa era l'aspettativa dei singoli Massoni anche se le strutture istituzionali massoniche tendevano alla separazione, al distinguersi e al primeggiare sulle altre, al punto che la storia della Massoneria può essere intesa come una storia di conflitti, con buona pace di Marx. È necessario allora distinguere tra le aspettative dei Massoni, quelle della Massoneria istituzionalizzata e quelle della Massoneria come movimento di pensiero. Nel meccanismo inter-culturale e inter-nazionale del cosmopolitismo i soggetti agenti più che le istituzioni massoniche erano i singoli Massoni che con la corrispondenza, i libri e viaggi (Grand Tours culturali o commerciali) esploravano l'Europa massonica, elaborando più o meno consapevolmente un pensiero teso all'unitarietà e alla ricerca di una Tradizione. Si può allora dire che questi singoli Massoni si caratterizzavano non come individui ma come soggetti storici, soggetti superanti le individualità e creanti, non tanto inconsapevolmente, una nuova realtà storica che continuasse un antico passato. La Massoneria seicentesca e settecentesca occupò uno spazio comunicazionale più vasto di quello che gli scienziati già da tempo stavano colonizzando con libri riviste opuscoli corrispondenza privata e pubblica, con colloqui personali e incontri in sedi istituzionali e private in accademie, salotti e luoghi di ritrovo. Scienziati e Massoni già dal XVIII secolo diedero concretezza al principio di Mcluhan che il «il medium è il messaggio». La mente massonica razionale o irrazionale che fosse si estendeva nello spazio come un corpo in espansione e l'unico limite era dato dal tempo, il tempo dell'edizione del libro in un altro paese, il tempo della lettera di giungere al destinatario, ma un tempo la cui percezione allora era ristretta: una lettera che dall'Italia all'Inghilterra arrivava in venti giorni, suscitava stupore. Era però una comunicazione frammentata e asistemica. La stampa tipografica per prima ha consentito la distribuzione più capillare a un vasto pubblico potenziando le capacità d'espressione umana; il medium, libro stampato in molte copie e con tempi rapidissimi rispetto alla copiatura amanuense, divenne messaggio in sé perché in sé trasmetteva il sapere che si fissava senza il pericolo inferenziale della trasmissione orale. La comunità massonica internazionale fece del medium il suo messaggio; i mezzi utilizzati per comunicare non solo la vivificava ma anche la rendeva reale e coesa. Si potrebbe dire che se un tempo si pensava che la polvere delle pergamene delle biblioteche tenesse in piedi la civiltà, ora nel XVIII secolo, il secolo lungo della Massoneria, lo erano la corrispondenza e la polvere sulle diligenze. Saltiamo trecento anni e vediamo che oggi con vorace velocità gli strumenti di comunicazione sono sconcertanti anche rispetto a cinquanta anni fa. Si scrive a un amico da Milano a Pechino e in due o tre secondi lui riceve il messaggio. Ma ogni passo avanti ha le sue problematiche. Qualcuno con geniale pensiero ha intuito le potenzialità del bisogno di comunicare in una realtà che tende all'isolamento geografico e psicologico e sono sorti i social network, uno strumento di comunicazione di estensione planetaria. Ma così come in una piazza può parlare Socrate, nella stessa piazza anche ci spettegolano le vecchiette. Con la sua verve dissacrante Umberto Eco disse nel giugno del 2015: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità». Non si deve pensare che il web sia solo luogo di ritrovo indiscriminato per gli imbecilli. Chi sa come cercare trova siti d'altissima specializzazione, siti spesso riservati a chi possiede titoli accademici, un po' come le "esoteriche" (riservate) accademie antiche oppure può trovare siti e blog di elevata cultura dove si raccolgono studi e scritti di rilevante importanza su particolari tematiche. Nell'ambito della pubblicistica massonica on line molte sono le riviste e i blog massonici di prestigio. È uno spazio ampio nel quale Critica Massonica si vuole inserire con un moderno respiro cosmopolitico pubblicando articoli in varie lingue: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese.

PRESENTAZIONE DEL N. 1 - 2018 DI CRITICA MASSONICA

Pierre-Yves Beaurepaire ha scritto per Critica Massonica un sostanzioso articolo sullo sviluppo della Tradizione in Massoneria. Con questo inedito l'Autore illustra ai lettori che ogni discorso sulla Tradizione della Massoneria non può prescindere dalla ricerca sulle sue origini. Le varie correnti culturali, letterarie, antiquarie, scientifiche, religiose e ideologiche agitavano il mondo culturale europeo facendo sì che dal XVII secolo in poi i due concetti di Tradizione e di Origine s'intrecciarono con risultati eterogenei riguardo al movimento di pensiero massonico che si stava sviluppando con un'accelerazione esponenziale dall'Inghilterra a tutta l'Europa. Il pensiero massonico e le tesi sull'origine della Massoneria dunque erano disparate rendendo difficile ancora oggi districarsi tra esse. Tuttavia tutte queste tesi le si potrebbero ricondurre a un'unica logica che caratterizzava un modo di pensare lo sviluppo storico tipico del Settecento e che si basava su tre presupposti: la logica dello sviluppo lineare degli eventi storici esposta con una rigida cronologia dei fatti per cui ognuno è causa di quello successivo; l'impostazione cristiano-riformatrice che legge la storia prendendo la Bibbia come il Libro della Storia umana; la modalità di pensiero greco-latina per cui un'idea era giusta e vera perché detta da antichi ed eminenti autori. Scopo dei primi Massoni era dunque quello di « établir une histoire " positive " de l'ordre » e di operare storicisticamente « entre deux traditions, celle des annales et celle des chroniques ». Questi presupposti si traducevano, e per certi versi ancora vengono usati da certi pseudo-storici massoni, nella creazione di un sistema di pseudo-mitologemi per cui quelle che sono immagini di fantasia assumono la veste di figure mitiche, nell'accezione di Kàroly Kerényi. In definitiva la nascita della Massoneria si mostra come impetuoso tentativo di creare un « capital symbolique prestigieux, à s'inscrire dans une tradition d'excellence », una tradizione inventata. Questo farraginoso insieme ideologico è ulteriormente complicato dall'esigenza dei fondatori della Premier Grand Lodge di barcamenarsi tra le problematiche politiche e le conflittualità dinastiche inglesi a cavallo del XVII e XVIII secolo, nell'ansiosa ricerca di un riconoscimento statale di questa nuova associazione.

Segue un articolo che a prima vista sembrerebbe l'ennesimo excursus di storia massonica. Ma non è così. L'articolo di Yves Hivert-Messeca demitizza (dissacra?) molti luoghi comuni che girano all'interno del mondo massonico. I temi retoricamente sbandierati della tolleranza, dell'uguaglianza, della fratellanza, della libertà, della morale universale davanti all'occhio critico e irriverente dello storico non reggono la prova. La Massoneria in quanto avveniristica utopia possibile è costituita però da uomini con le loro virtù e vizi. Hivert-Messeca mostra questi vizi in sintesi rapida e tagliente. Le virtù sono ideali che con la realtà si scontrano e, come nella commedia di Pirandello "Il piacere dell'onestà", la virtù deve scende sempre a patti con il quotidiano. Anche Lessing aveva denunciato 200 anni fa il rapporto incestuoso tra mondo civile e mondo massonico. I "vizi" massonici sono quindi per Hivert-Messeca i preconcetti, i pregiudizi, le esclusioni che separano il massone da chi è "Altro", un altro rifiutato dagli stereotipi culturali e sociali e religiosi (la lista non è breve), vanificando i concetti prìncipi dell'universalità e anche l'idea che esista nel mondo massonico un pensiero tradizionale immutabile così come espresso nelle Constitutions di James Anderson.

Ad integrazione abbiamo aggiunto in Appendice un suo articolo che è una sorta di precisazione linguistica di molte parole e concetti massonici fissando anche alcuni punti essenziali della storia della Massoneria, con delucidazioni di riferimenti agli "antichi doveri" delle corporazioni medievali e in apposito paragrafo l'inconsistenza storica della vecchia tesi della continuità tra corporazioni medievali e le logge massoniche. Molte delle sue sintetiche precisazioni storiche sfatano tante "leggende" della fanta-storia della Massoneria come viene imbandita in tante logge, in particolare sul senso storico della Constitutions of Free Masons.

Un documento questo delle Constitutions che ebbe travagliate vicissitudini nella realtà istituzionale massonica che Pere Sánchez Ferré espone per la realtà massonica di lingua spagnola, dimostrando quanto le "regole" (Old Charges) massoniche dettate dai fondatori della Massoneria siano state liberamente interpretate nei paesi ispanici per motivi esogeni ed endogeni creando nuove modalità di tradizione, avvalorando la tesi che invece che di Tradizione massonica si dovrebbe parlare delle tante Tradizioni nella Massoneria.

La ricerca talora spasmodica delle origini e di una tradizione massonica non solo porta a discutibili ricerche, come quella di Lessing sui cavalieri arturiani o quella di De Ramsay sui cavalieri crociati ospedalieri, non dimenticando le ambizioni antiquarie di un'origine druidica come voleva John Montagu o quelle bibliche di James Anderson. Queste ultime nel clima culturale e religioso protestante condussero a creare la leggenda di Hiram architetto del Tempio salomonico e i rituali fondati sulla cultura biblica come L'Arco Reale. Su questo rituale-rito molto si dice ma non altrettanto si approfondisce. Yasha Beresiner ricostruisce la storia dell'Arco Reale illustrando le problematiche che tale rituale con i suoi gradi creò innanzitutto dentro la Massoneria inglese, problematiche che rallentarono la diplomazia degli Antients e dei Moderns ambedue proiettati a una unificazione pacifica. Beresiner, proponendoci il suo scritto, ci scrisse sottoponendoci una domanda: «Royal Arch in England from a Craft Perspective'?? Would you consider the Royal Arch as a 'Masonic Tradition'?» Forse abbiamo capito male, ma la domanda ci è sembrata di tipico english humor o di velata ironia.

Invece non c'è humor o ironia nell'importante articolo di Anne Eckerle - Hans Koller, due alti esponenti della Massoneria tedesca. Uno studio preciso, storicamente ineccepibile e che, con l'onestà intellettuale dei veri Massoni, rompe molte mistificazioni sulla storia della Massoneria e sui suoi rapporti con il mondo della politica. Nella Massoneria la Tradizione non si fonda sulle fantasie ma sulla realtà anche se cruda e sanguinaria; ne sono testimoni le migliaia di Massoni tedeschi scomparsi nei lager nazisti. Sono questioni e situazioni che a molti non piace portare alla memoria. Uno studio che a leggerlo dà un senso di smarrimento e di angoscia. Ma lasciamo in testa all'articolo al nostro redattore Fr. Christopher Sicurella la sintesi in inglese dello scritto.

Francesco Angioni riprendendo la tesi di Hobsbawm (ma ammessa anche da altri Autori) punta l'accento sulla cosiddetta Tradizione massonica inventata dalla protomassoneria del Seicento e codificata nelle Constitutions of Freemasons del 1723 e del 1738 ripercorrendo criticamente gli archetipi massonici (?) della fratellanza, della libertà, dell'uguaglianza e anche della morale, così come nelle prime Constitutions inglesi furono dichiarati e che oggi hanno assunto talora significati devianti dalla Tradizione.

In una traduzione spagnola presentiamo l'articolo di Andrew Prescott - Susan Mitchell Sommers, che ha suscitato grande sconcerto nel mondo massonico da quando fu presentato al Trecentenary Conference on the History of Freemasonry al Queen's College, Cambridge, 9-11 september 2016 e pubblicato in Reflections on 300 Years of Freemasonry dalla QCL, Ed. J. S. Wade nel 2017. I due Autori con tale documentatissimo articolo contestano la data di nascita della Premier Grand Lodge nel 1717 spostandola a quattro anni dopo. Questa non è la prima rivoluzione nella storiografia tradizionale massonica, altri esempi sono noti come la nascita della Massoneria in Scozia invece che in Inghilterra, la formazione delle Prince Hall, la continuità storica tra corporazioni medievali e le logge massoniche, l'origine templare della Massoneria o per l'Italia l'attivismo rivoluzionario massonico nel Risorgimento e altri ancora. Ciò che è interessante è che queste analisi storiche basate su documentazioni accurate sono prodotte da storici accademici "laici", non massoni. In particolare la Francia offre studi di "rivisitazione" di alcuni presupposti finora intoccabili della storia massonica, al contrario del mondo britannico che non sembra offrire analisi rigorose affrontando delle questioni critiche con spirito d'avventura. Non pochi pensano che gli storici Massoni che operano nelle Gran Logge, eccetto rari casi come ad esempio Roger Dachez, siano vincolati da una sorta di autocensura nell'affrontare alcune tematiche che violano delle credenze non discutibili che si perpetuano da trecento anni e che rischierebbero di sconvolgere gli assetti culturali tradizionali delle Gran Logge internazionali, specialmente quelle legate alla cultura massonica britannica.

Felipe Côrte Real De Camargo, giovane e promettente ricercatore brasiliano, affronta il tema della regolarità massonica mediante le relazioni internazionali tra i corpi massonici. Analizzando i rapporti intercorsi tra Gran Loggia d'Inghilterra e Gran Oriente del Brasile illustra quanto i diversi criteri del concetto di "regolarità" si vadano costruendo, applicando e modificando nel corso della storia e dei contesti nazionali. In pratica sembra che la Tradizione passando "da bocca a orecchio" almeno in Massoneria le parole, le frasi e i concetti cambino significato come sempre avviene e come è ben dimostrato dalle ricerche, studi e sperimentazioni scientifiche odierne sulla trasmissione comunicazionale umana.

All'ultimo minuto abbiamo aggiunto due importanti articoli: il primo è l'intervista a Alain Bernheim sulla "regolarità massonica" con lucide e coraggiose idee sull'argomento, e il (citato sopra) secondo articolo tradotto in spagnolo di Andrew Prescott and Susan Mitchell Sommers sui primi anni della massoneria inglese che contesta molti tradizionali presupposti.

Abbiamo ricevuto due articoli interessanti di Yasha Beresiner e Roger Dachet su aspetti particolari della Massoneria e che abbiamo inserito nella rubrica:

Curiosità massoniche


News n. 1-2018


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